J’Accuse del 12/08/2016 sul diritto di satira




Tanti anni fa, parlando con un mio connazionale, dall’umile cultura e  formazione , egli mi disse facendo il raffronto tra la situazione in cui versava il nostro e quella dove ci si trovavamo, e ci troviamo tuttora: io vivo in paese libero. L’Italia, amici, è un paese libero. Questa affermazione denotava una grande sensibilità e intelligenza di quel mio amico, nonostante non abbia frequentato né l’università né come si suol dire oggi “le scuole di partito”. La libertà ha un valore assoluto e non può in nessun caso essere delimitabile o scambiabile con qualche altro esercizio. L’unico limite, però, il quale può essere posto alla nostra libertà è quello di non offendere o limitare la libertà degli altri. Tuttavia la stessa interpretazione di questo vincolo di non nuocere alla libertà degli altri potrebbe a sua volta essere strumentalizzata o interpretata in modo da raggirare lo stesso concetto di libertà. E allora, rischiamo sempre di attentare alla libertà degli altri accusandoli di aver offeso la nostra libertà di agire, di intraprendere, di pensare o di designare delle vignette. Ed è proprio ciò che è accaduto in questo paese da oltre sessant’anni di democrazia. L’ultima vicenda della vignetta di Riccardo Mannelli pubblicata dal Fatto Quotidiano, diretto da Marco Travaglio, sulla ministra Boschi, ci fa di nuovo ripiombare nel clima delle accuse e delle contro-accuse su come si può usare la libertà di satira e di critica. Personalmente, ho visto la Vignetta di Mannelli. La trovo assai bella e intelligente. Non manca assolutamente di rispetto alla ministra Boschi. Un’altra volta si riconferma la mia teoria della Commedia dell’Arte del Partito democratico: non c’è un limite alla decenza e al vittimismo politico. L’Italia non ha bisogno di polemiche futili ed inutili strumentalizzatili in nome della tutela delle donne e della lotta sacrosanta al femmicidio. Le donne in questo paese, a mio modesto avviso, sanno di vivere in un paese libero, esattamente come il mio connazionale.  Il problema vero è che vi sono dei germi che si contrappongono all’esercizio di questa libertà. In gergo politico, si possono qualificare come quelle oscure forze che si rigenerano nel tempo e sono sempre pronte a rovesciare le situazioni e a farci ripiombare nella dittatura. Già la dittatura! E parlando di riforme, sostengo che l’attuale designo di riforma costituzionale è un “passaggio indietro” verso una democrazia meno bilanciata.  Sarebbe esagerato chiamarla dittatura. Ma il raffronto non è inverosimile.  Se le premesse sono queste insite in questa vicenda di Mannelli, allora è il caso di temere ciò che ci stanno proponendo. Noi, però, in nome di quella sacrosanta santa idea di libertà, rimaniamo dell’idea che occorra a questo paese un sistema ponderato fatto di pesi e di contrappesi e soprattutto di una legge elettorale che dia al popolo italiano la facoltà di scegliere i suoi rappresentati e delle maggioranze sicure che rispecchiano la volontà popolare. Concludiamo con ciò che ha detto Dario Fo, il premio Nobel italiano sulla vignetta del Mannelli: è una vignetta bellissima.  Aggiungeremo ricordando ai commedianti :  viviamo ancora in un paese libero. Non attentate alla libertà di pensiero e di satira in questo paese.

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